Carità nella Metropolitana (1566 - 1784)

Servizio Archivio e Beni Culturali, ASP Golgi-Redaelli, Milano

 

Origine e statuti

La Compagnia della Carità nella Metropolitana venne eretta nella parrocchia di Santa Tecla il 28 luglio 1566, conformandosi agli Ordini della Compagnia della Charità per le parochie della città et diocesi di Milano che il cardinale Carlo Borromeo aveva dato alle stampe in quello stesso anno.

Struttura organizzativa e finalità

La Compagnia era aperta sia alle donne che agli uomini, tuttavia il suo governo spettava a questi ultimi: ogni prima domenica del mese aveva infatti luogo la “Congregatione generale de tutti i fratelli della Compagnia senza la presenza delle Sorelle”, per trattare “delli bisogni spirituali et temporali degli abitanti nella Parochia et del modo et via di provedervi”. Nelle altre domeniche del mese si teneva invece la “Congregatione et Capitolo particolare solamente delli Officiali eletti dalla Compagnia”. Il collegio capitolare era composto da quindici individui: un priore, un sottopriore, un tesoriere, quattro visitatori con il compito di registrare i casi d’indigenza all’interno della parrocchia, visitando i malati e fornendo anche medicine, due confratelli delegati a girare case e botteghe della parrocchia per raccogliere le elemosine necessarie all’esercizio delle attività assistenziali, due deputati “a componere le discordie et inimicizie et per accordare le liti di quelli della Parochia”, tre “sopraintendenti all’opera del insitutione [cristiana] de putti ne giorni di festa” e, infine, un cancelliere.

L’azione della confraternita a tutela della moralità prevedeva che il priore, il sottopriore e il parroco provvedessero ad eliminare “del tutto li scandali et mali esempi dalla Parochia”, mentre ad alcune consorelle “mature et esemplari” spettava il compito di “far visitare le Donne inferme, et massime le Giovane” e ad altre quello di sovrintendere all’educazione cristiana delle fanciulle.

Attività

Nel primo cinquantennio della sua esistenza il sodalizio fu molto attivo, e le riunioni capitolari si tennero con frequenza fino agli anni Trenta del Seicento. In seguito diminuirono sensibilmente, sino a ridursi nel corso del XVIII secolo al solo momento del formale rinnovo delle cariche, segno forse dell’affievolirsi dell’originario slancio caritativo che caratterizzava la regola borromaica, confermato dalla scomparsa della base confraternale. Per la propria attività caritativa la compagnia disponeva di entrate limitate, ricavate dalle elemosine e dalle poche eredità ricevute: in base alle disponibilità di cassa veniva calcolato il numero di segni da distribuire ai poveri a Pasqua e a Natale per l’elargizione di riso, carbonella e vestiti.

Sede

La compagnia non aveva una sede propria: il capitolo si riuniva a casa del priore o di uno dei deputati: trovò poi ospitalità anche in Duomo, prima presso il Capitolo Metropolitano e quindi presso la Confraternita del Santissimo Sacramento, la quale concesse l’uso della propria sala capitolare a condizione dhe i deputati della Compagnia della Carità facessero parte della confraternita stessa.

Soppressione

La compagnia fu aggragata al Luogo Pio delle Quattro Marie nel 1784.

 

[nell'immagine: elenco dei deputati del luogo pio nel 1783]