Divinità (1429 - 1801)

Servizio Archivio e Beni Culturali, ASP Golgi-Redaelli

 

Origine e finalità

Pagina miniata dello statuto della DivinitàIl 1° novembre 1429 Donato Ferrario, mercante originario di Pantigliate, fondava a Milano la Scuola o Consorzio della Divinità di Tutti i Santi, il cui scopo principale doveva essere quello di distribuire elemosine ai poveri della città e la cui istituzione veniva fatta risalire a un esplicito ordine della Maestà Divina apparsa al munifico benefattore nella notte di Ognissanti del 1425. Tuttavia, come appurato da recenti studi, accanto alle motivazioni di carattere religioso e spirituale traspaiono con chiara evidenza le ambizioni di un rappresentante dell'aristocrazia urbana del denaro, intenzionato a procurare visibilità e prestigio sociale a sé e alla propria famiglia.

Presso la sede del luogo pio ogni venerdì i deputati provvedevano alla distribuzione di elemosine in natura. Dal lunedì al giovedì le erogazioni avvenivano invece direttamente nei sestieri della città, mediante l'ausilio di muli sui quali venivano caricate le derrate.

Alle disposizioni del Ferrario si aggiunsero altri lasciti e donazioni che, opportunamente messi a reddito, contribuirono a diversificare l'attività del consorzio, ampliandola a comprendere l'erogazione di doti a fanciulle povere, di sussidi a favore dei cosiddetti poveri vergognosi e dei carcerati per debiti.

In virtù delle sue finalità elemosiniere, la Divinità ottenne in più occasioni il favore delle autorità civili cittadine: il 2 dicembre 1435 il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, le accordò le stesse esenzioni daziarie concesse al Consorzio della Misericordia; il 2 gennaio 1486 ottenne – insieme alla Fabbrica del Duomo, alla Ca' Granda, all'Ospedale della Pietà e ai Luoghi Pii delle Quattro Marie, della Misericordia e della Carità – nuove speciali prerogative, fra le quali anche quella di agire in qualità di giudici ordinari contro i propri debitori; negli Statuti cittadini del 1502 venne inserita fra gli enti che potevano godere della diretta protezione del podestà di Milano. I suoi deputati partecipavano inoltre alla stesura degli elenchi dei candidati alla formazione del capitolo dell'Ospedale Maggiore.

Statuto

Secondo gli statuti dettati dallo stesso Donato Ferrario, la gestione del Consorzio della Divinità doveva essere affidata a un capitolo di scholares di età non inferiore ai trent'anni e senza figli, i quali una volta all'anno eleggevano il priore, per il quale era prescritta un'età non inferiore ai quarantasei anni. Il mandato degli scholares aveva durata vitalizia, mentre la loro scelta, inizialmente avocata a sé dal fondatore, avveniva per cooptazione, con il vincolo di riservare almeno tre posti a membri della famiglia Ferrario e di limitare la presenza di ecclesiastici all'eccezionale ammissione di un sacerdote.

Il carattere eminentemente laico del consorzio era dichiarato esplicitamente negli statuti insieme alla rivendicazione di un'assoluta autonomia rispetto all'autorità arcivescovile.

Sede

Il luogo pio aveva sede in contrada Sant'Antonio, nella parrocchia di Santo Stefano in Brolo, nella casa ove aveva abitato il fondatore.

Patrimonio

Al momento della fondazione e allo scopo di garantirne il funzionamento, Donato Ferrario destinò alla scuola un patrimonio immobiliare costituito da case in città e fondi agricoli nel contado, ulteriormente accresciuto dalle sue ultime volontà testamentarie.

Dai dati di bilancio del 1784 risultano entrate pari a 22.084 lire e uscite per 18.737 lire, di cui 9912 lire per elemosine e doti.

Verso la fine del XVIII secolo il luogo pio possedeva il solo podere di Trognano (Bascapè), che aveva un'estensione di circa 1400 pertiche (poco più di 90 ettari).

Soppressione

Nel 1784, nell'ambito delle riforme giuseppine, al Luogo Pio della Divinità ne vennero aggregati altri dieci di minore entità: Carità in San Lorenzo, Carità in San Nazaro, Melzi, Sant'Antonio Abate, Santa Caterina in San Nazaro, Santa Maria Rotonda, San Pancrazio, San Senatore, Santa Maria in San Satiro, Tutti i Santi in Sant'Eufemia.

La casa di residenza in contrada Sant'Antonio venne dapprima affittata e poi alienata nel 1801.

Per effetto del Decreto del Comitato di Governo del 13 agosto 1801, il luogo pio della Divinità venne concentrato altri quattro luoghi pii elemosinieri sopravvissuti alle soppressioni giuseppine: si costituì quindi un solo ente, denominato Luoghi Pii Elemosinieri, gestito da un Capitolo Centrale composto da sette amministratori che ebbero in affido la gestione patrimoniale, mentre l'erogazione rimase attribuita al Direttorio Elemosiniere.

 

[nell'immagine: Pagina miniata dello Statuto del Luogo Pio della Divinità, 1429]